Se in psicologia, per descrivere e spiegare fenomeni o per escogitare soluzioni a problemi, si riscontra la necessità di attingere parole, concetti, teorie da altre discipline, non le si attingano dal mondo dell’economia e delle imprese, perché in questo modo quelle parole e quelle idee saranno non solo povere, ma porteranno con sé dei presupposti impliciti carichi di conseguenze.
Il linguaggio dell’economia e delle imprese per esempio porta implicitamente con sé:
- L’idea che si viva costantemente in competizione con gli altri, dimenticando altri aspetti fondamentali per la felicità umana, come la collaborazione, il gioco, l’amore, le attività svolte in solitudine ecc.
- L’idea, connessa a questa, che si è soli - ciascuno contro gli altri.
- L’idea che gli altri possano essere o clienti a cui vendere qualcosa; o concorrenti da sconfiggere; o subalterni da guidare o gestire. La letteratura sui colleghi con cui rapportarsi è scarsa; ma anche qui ha ampio spazio la difesa del proprio interesse - per es., difendersi dall’invidia onnipresente tra colleghi.
- La suddivisione delle azioni e delle persone in “vincenti” e “perdenti”.
- L’idea che il valore corrisponda al valore economico.
- La mercificazione di ogni cosa, per cui va perduto il valore personale delle cose più preziose della vita, come gli affetti, i legami, i principi etici, la conoscenza, il ragionare correttamente.
- L’idea che le persone possano avere più o meno valore, che possano acquisirne o perderne attraverso il successo, il potere, la ricchezza materiale.
- L’idea che sia necessario progredire sempre, dove progresso significa maggiore guadagno.
- La glorificazione del futuro e dell’innovazione.
- L’idea che si possa avere tutto sotto controllo, come le componenti di un business; quando invece un compito fondamentale per la felicità è accettare ciò che non è possibile cambiare.
- L’idea della carenza di tempo, della corsa infinita.
- L’idea che il riposo non abbia valore - se non nella misura in cui poi serve a rendere di più.
- L’idea della finalizzazione di ogni azione, per cui ogni azione è più o meno efficace ed efficiente.
Oltre a essere infondata, la psicologia appresa in generale attraverso i testi sulle regole per la leadership, la vendita efficace e le ricette per “il successo” (mai esaminato criticamente in quanto concetto) è veleno per l’anima e per le relazioni interpersonali. Conduce inevitabilmente all’infelicità propagandando concetti espliciti e valori impliciti che sono funzionali solo al perpetuarsi del capitalismo.
Tutte queste idee, come altre che non ho elencato per brevità, sono molto nocive per la serenità d’animo, e sono profondamente immorali, contrarie a qualunque tradizione di riflessione sul buon vivere.
La psicologia tragga piuttosto idee e parole dalla filosofia, che non porta necessariamente con sé idee e valori impliciti. Che riflette criticamente su se stessa. Che ha profondità di pensiero e rigore di ragionamento. Che è ricca di punti di vista e idee brillanti. E, più che altro, che è espressione di un piacere che non si sazia mai e che dà frutti immarcescibili: il piacere della conoscenza, del perfezionamento delle idee, dello scambio e del confronto con gli altri in vista di un bene comune.
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