Faccio bene a fidarmi di lei/lui?



La gelosia è un complesso di sentimenti, pensieri e azioni. Tra i sentimenti in gioco c’è la paura. Questa paura riguarda una serie di pericoli. 

Uno dei pericoli in gioco è quello di scoprire di avere riposto male la propria fiducia. “Non dirmi che ho fatto male a fidarmi di lui/lei!”. Poco importa se questa fiducia è stata una scelta ponderata - operata dopo avere osservato la persona in questione per un periodo sufficiente a un giudizio sensato, o magari persino dopo averla messa alla prova - o se invece non si è potuto fare a meno di fidarsi della persona in questione, nel senso che ci si è scoperti legati a lei senza nemmeno rendersi conto chiaramente che questo legame si stava creando, che l’importanza di questa persona nella propria vita stava crescendo poco a poco. 

Quello che conta è che a un certo punto si conta su di lei o per dirla con altre parole si fa affidamento su di lei. Inconsciamente si crede o si spera di conoscere qual è il proprio posto nel suo cuore, quanto lei ci tiene a noi, a non perderci, ad avere il nostro rispetto e la nostra stima. 

Perché scoprire di avere risposto male la propria fiducia è un pericolo? Perché è un’eventualità che può far vacillare la sicurezza con cui ci muoviamo nel mondo sociale, rivelare la presenza di gravi errori nella nostra mappa del mondo sociale. Questo “errore” può evidenziare un difetto nella nostra capacità di valutare le persone, di capirle, di conoscerle, di prevederne le mosse. Il sospetto di non essere in grado di capire di chi ci si può fidare può far dubitare della propria capacità di muoversi con sicurezza nel mondo dei rapporti con gli altri. 

Il problema è grave perché potremmo non avere idea di quale sia stato il nostro errore di valutazione. Se fossimo traditi avremmo il problema di capire che cosa non va nella nostra capacità di valutare.

E a noi piacerebbe poterci fidare degli altri; se non poter credere di vivere in un mondo buono e giusto, ci piacerebbe perlomeno saper discernere le persone leali da quelle sleali, o più precisamente essere in grado di capire in quali circostanze una persona può comportarsi in modo sleale.

In amore, purtroppo, potremmo trovarci di fronte a una persona che insegue impulsivamente i suoi sogni di felicità senza curarsi degli impegni già presi in modo esplicito o implicito con altri.

Quando si subisce un tradimento - indifferentemente, “reale” o percepito come tale - poi si fa fatica a fidarsi di nuovo di qualcuno. Proprio perché viene messa in crisi la fiducia nella propria capacità di giudicare, e con essa la stima di sé. 

La ferita narcisistica può essere molto grave. La fiducia ricostruita non è solida come quella dell’ingenuità, della verginità, del candore, della mancanza di ferite. Ora si insinua il sospetto. E questo sospetto partecipa al complesso della gelosia. “Non dirmi che ho fatto male un’altra volta a fidarmi!”. E davanti alla minaccia di un nuovo tradimento si risveglia anticipatoriamente il sentimento del disorientamento, della mancanza di riferimenti per giudicare le persone e le relazioni, quei riferimenti indispensabili per la nostra vita.

In gioco c’è anche la paura dei giudizi che daremmo su di noi qualora emergesse che si è ricaduti nell’errore di fidarsi. In primo luogo la mancanza di fiducia genera un grande senso di solitudine o, si potrebbe dire con Irvin Yalom, ci riporta alla nostra irriducibile condizione umana di solitudine. In più, se concludiamo che abbiamo fatto male a fidarci penseremo di noi stessi che siamo ingenui, boccaloni, tanto dipendenti dagli altri da cadere nei loro tranelli pur di essere in relazione. E questo, osserverebbe forse James Hillman, sarebbe il peggior tradimento, il tradimento di noi stessi, perché disprezzeremmo il nostro umano bisogno di relazione.