Autostima e autoefficacia: che cosa sono e in cosa differiscono


"Autoefficacia", "aspettative di efficacia", "convinzione di efficacia", "convinzione di autoefficacia", "senso di efficacia" e "senso di autoefficacia" sono espressioni con lo stesso significato; secondo Albert Bandura, lo psicologo che ha formulato il concetto, indicano la convinzione della propria capacità di organizzare ed eseguire la sequenza di azioni necessaria per produrre determinati risultati. 

Insomma, l’autoefficacia è la convinzione della propria capacità di fare una certa cosa, o in altre parole, di raggiungere un certo livello di prestazione.

Il concetto è sempre riferito a un certo tipo di capacità più o meno specifica. Si parla, per esempio, di autoefficacia per la soluzione di problemi matematici di scuola superiore, di autoefficacia per l’attraversamento a nuoto di una vasca di cinquanta metri, di autoefficacia per il corteggiamento di una persona del sesso opposto, di autoefficacia per il controllo dei propri pensieri indesiderati e disturbanti, e via dicendo. 


In ognuno di questi casi, il giudizio di autoefficacia può essere espresso in relazione ad azioni ancora più specifiche: per esempio, il senso di efficacia per l’attraversamento di una vasca di cinquanta metri a nuoto può essere valutato per ognuno dei vari stili di nuoto o in relazione alle condizioni psicofisiche del nuotatore (per esempio: "Credi di riuscire ad attraversare a rana questa vasca dopo otto ore di lavoro?").


Quando una persona formula un giudizio di autoefficacia (per esempio, "sono assolutamente sicuro di riuscire a finire entro stasera questo lavoro") tiene conto in una certa misura delle varie azioni intermedie che complessivamente porteranno a raggiungere il risultato finale. Inoltre, tiene più o meno conto delle degli ostacoli e degli aiuti interni ed esterni che possono impedire o facilitare la prestazione.


Le convinzioni di autoefficacia possono essere più o meno elevate; ciò che cambia, da questo punto di vista, è il livello di difficoltà delle prestazioni di cui ci si sente capaci. Inoltre possono essere più o meno stabili o resistenti, e più o meno generali. L’autoefficacia per un certo compito è resistente quando una persona resta convinta delle sue capacità anche di fronte a insuccessi e difficoltà di vari tipo; non lo è invece quando difficoltà e insuccessi portano a sentirsi meno capaci. 


La generalità delle convinzioni di autoefficacia è l’estensione del senso di capacità a compiti simili: per esempio, il senso di efficacia relativo al nuoto di una persona che si sente in grado di nuotare solo in condizioni molto particolari (solo in piscina, a stile libero, nell’acqua bassa e se non ci sono altre persone) è meno generalizzato di quello di un’altra persona che si sente capace di fare a stessa cosa in condizioni meno specifiche (in qualsiasi bacino, con ogni stile, indipendentemente dalla profondità dell’acqua e dalla presenza di altre persone).


L’autoefficacia non è una caratteristica stabile e generale della personalità; data la varietà di azioni che la vita ci chiede di affrontare e le differenze nel nostro senso di capacità in relazione a ciascuna di esse, ognuno di noi ha una rete riccamente articolata di convinzioni – alcune connesse fra loro, altre indipendenti – che in una certa misura vengono regolate continuamente tenendo conto della qualità e del livello delle prestazioni proprie e altrui.


Gli studi condotti in circa venticinque anni da Albert Bandura e degli altri sostenitori della teoria dell’autoefficacia dimostrano che questo elemento psicologico ha un’importanza straordinaria in moltissimi contesti della nostra vita. In generale, misurando il senso di efficacia di una persona in relazione a un certo compito (nel senso di azione o serie di azioni) siamo in grado di prevedere:


  • se questa sceglierà o no di provare ad eseguirlo;
  • quanto impegno investirà nei suoi tentativi;
  • se e per quanto, nel caso in cui incominci a eseguire questo compito, continuerà a provare di fronte a ostacoli, difficoltà, lentezza di progressi o regressioni, o se invece getterà la spugna;
  • il livello dei risultati che conseguirà;
  • il tipo di stati d’animo che proverà prima, durante e dopo il compito.


La teoria dell’autoefficacia si è dimostrata utilissima per organizzare interventi psicologici, psicoterapeutici, educativi e didattici nei campi di intervento più svariati. Consente inoltre di prevedere come reagiranno le single persone a tali programmi: se, come, quando e quanto saranno utili per ognuno.


L'autostima è invece l'apprezzamento di sé stessi, il senso del proprio valore personale. Essa conferisce la capacità di essere trasparenti, di non identificarsi né con le proprie idee, né con ciò che gli altri dicono di noi; è la capacità di distinguersi ed essere autonomi nei confronti dell'approvazione altrui.


Nell'uso comune il termine autostima si associa a un concetto di personalità forte, caratterizzata da abilità, capace di affermarsi con successo. Viene attribuita a persone con un surplus di sicurezza, di capacità, di competenza. Purtroppo, però, queste qualità non sono date una volta per tutte, e se si ragionasse secondo questa prospettiva, ogni passo falso minerebbe alla base una buona idea di sé costruita faticosamente.


L'autostima, a differenza dell'autoefficacia, è sganciata dal contenuto e quindi non può essere messa in crisi da una particolare situazione; il raggiungimento dell'autostima permette di non mettere mai in discussione la propria identità personale. Porsi a questo livello significa guardare le cose come sono, essere trasparenti sui fatti e implica come presupposto la perspicuità; l'autostima nasce dal togliere, non dal mettere: ci si deve liberare da ogni pregiudizio, togliere gli ostacoli legati all'interpretazione e dare importanza ai fatti di là dalle parole; eliminare le etichette e i giudizi, avere chiari gli obiettivi, renderli concreti e visibili.


Nella scala dei bisogni di Maslow, l'autostima si trova al livello più elevato, a cui si giunge attraverso gli altri, ma che una volta raggiunto è completamente autonomo. Non dipende dalle capacità o da ciò che gli altri pensano di noi, perché si tratterebbe di basi effimere che possono vacillare; ma si richiama a ciò che non può essere messo in discussione, ai valori: l'autostima è un costrutto di valori, che non poggia sui giudizi altrui ma si rivolge alle idee, realizzando la condizione espressa da Leonardo da Vinci, secondo cui 


"Chi a stella è fisso non può smarrir la via".


Autostima vuol dire "autenticità", come un sistema di valori, convinzioni e conoscenze in grado di accomunare la propria esperienza con quella degli altri. Si tratta di adottare un modello di comportamento naturale, che corrisponda al proprio modo di pensare e di sentire, non dettato dalla ricerca della stima altrui: la cattura del consenso può essere appagante, ma rende dipendenti dal giudizio degli altri, e quindi vulnerabili.


Nella filastrocca "Alla volpe" Gianni Rodari illustra in modo simpatico questo cambiamento di prospettiva: l'animo rinunciatario e l'inibizione dovuta alla paura della derisione sono sostituite dal coraggio di continui tentativi:


"Questo è quel pergolato e questa è quell'uva che la volpe della favola giudicò poco

matura perché stava troppo in alto. Fate un salto fatene un altro. Se non ci arrivate

riprovate domattina, vedrete che ogni giorno un poco si avvicina il dolce frutto;

l'allenamento è tutto."



Riferimenti bibliografici


Bandura A., Self-efficacy: Toward a unifying theory of behavioral change, "Psychological Review", n. 84, pp. 191-215, 1977.

Bandura A., Self-efficacy mechanism in human agency, "American Psychologist", vol. 37, pp. 122-147, 1982.

Bandura A. (a cura di), Il senso di autoefficacia. Aspettative su di e azione, Erickson, Trento, 1996.

Bandura A., L’autoefficacia. Teoria e applicazioni, Erickson, Trento, 2000.


www.gabrieleloiacono.it