Che cosa c'è di stressante nello stress psicologico?


Vari ricercatori si sono chiesti se ci siano delle qualità comuni che conferiscono a determinate circostanze esterne o interne il carattere di stressor.
 

Da un certo punto di vista, qualunque cosa richieda un adattamento o un riequilibrio dell’omeostasi è uno stressor, e la risposta di stress può essere considerata proprio questa reazione biopsicosociale di riequilibrio. In questo senso, finché c’è vita c’è stress, e lo stress non può di per sé essere considerato né buono né cattivo. Alcuni autori infatti (vedi per es., Farné M., Lo stress, Il Mulino, Bologna, 1999) ritengono che la salute richieda una quantità giusta di stressor (né troppi, né pochi) e che ci siano risposte di stress correlate a una buona condizione di salute (eustress) e altre correlate a una mancanza di salute (distress, che in inglese significa angoscia, ansia, sofferenza, dolore, pena). La carenza e l’eccesso di stressor provocherebbero distress, mentre la quantità ottimale proverebbe eustress.


Ciò nonostante il termine stress continua a essere usato in senso negativo, per indicare una condizione, corrispondente a stati d’animo negativi, che predispone a patologie biopsicosociali. Nell’ambito di questa tradizione si è cercato di scoprire quali sono gli stressor psicosociali che aumentano il rischio di tali patologie. 


Secondo Cassidy (Cassidy T., Stress e salute, Il Mulino, Bologna, 2002) sembra innegabile che gli eventi esterni possano porre agli individui richieste che alla lunga influenzano negativamente la loro salute. Ed è anche chiaro che limitarsi a fare una lista degli eventi è un esercizio improduttivo. Se guardiamo alla gamma di eventi che sono stati considerati agenti stressanti vediamo che ricadono in un gran numero di categorie. Un modo di categorizzare gli eventi è in termini di gravita, ambito e durata. Alcuni eventi (per esempio, un lutto) sono evidentemente più gravi di altri (per esempio, perdere l'autobus). Alcuni eventi influenzano una sola o po­che persone (per esempio, perdere le chiavi di casa), mentre altri ne influenzano un gran numero (per esempio, un terre­moto in una grande città). Inoltre, alcuni eventi hanno breve durata (per esempio, fare l'esame per la patente) mentre altri vanno avanti per lunghi periodi (per esempio, il rumore di un vicino aeroporto). Tuttavia, non ci vuole molto per rendersi conto che distinguere tra ciò che è grave e ciò che non lo è non è sempre facile, e che molti eventi possono non essere facilmente classificabili. Per esempio, un lutto è un agente stressante di breve o di lunga durata? Pensate a come potre­ste categorizzare altri agenti stressanti. Probabilmente, alla fine, vi sembrerà un esercizio difficile, arbitrario e non molto utile. D'altro canto, potremmo cercare di capire che cosa rende stressante un agente stressante. I ricercatori tendono ad esse­re d'accordo sul fatto che la maggior parte, se non la totalità, degli agenti stressanti sono accomunati da elementi quali:


  • la controllabilità
  • la predicibilità
  • la minaccia
  • la perdita. 


In effetti, accade spesso che la differenza tra presenza e assenza di stress dipenda dalla percezione di una minaccia. Gli eventi stressanti sono considerati minacce, quelli non stressanti so­no considerati sfide.


Se una persona ritiene di avere le capacità che le servono per affrontare una situazione pericolosa, il suo stress sarà limitato e gestibile.


L'aspetto fondamentale di tutto il processo sembra essere il controllo. Gli eventi che sono minacciosi o comportano una perdita tendono anche ad annullare la nostra capacità di controllo. Se possiamo controllarli non sono più minacciosi. Gli eventi imprevedibili sono difficili da controllare. 


D'altra parte, gli eventi troppo prevedibili diventano noiosi e posso­no essere anch'essi stressanti. Per esempio, lavorare troppo poco può essere tanto stressante quanto lavorare troppo. Il punto è che considerando queste dimensioni, e in particolar la controllabilità, possiamo avere più probabilità di prevedere correttamente se qualcosa causerà stress. Tuttavia, nessuna analisi obiettiva di un evento ci può assicurare che esso sarà stressante. E il significato personale, ovvero la valutazione cognitiva, l'elemento che ha l'ultima parola nel determinare l'effetto stressante di un evento.


Anche secondo altri autori la principale caratteristica degli stressor psicosociali è l’incontrollabilità. Alcuni autori riconducono a questo aspetto tutte le altre qualità che rendono stressanti (in senso negativo) certe circostanze. L’incontrollabilità di un evento lo renderebbe minaccioso e quindi stressante. Il punto di vista di Bandura (Bandura A., Autoefficacia. Teoria e applicazioni, Erickson, Trento, 2000) è rappresentativo di molte concezioni attuali: lo stress deriva da uno squilibrio fra i mezzi disponibili e la situazione da affrontare. Anzi, per la precisione, fra la percezione dei mezzi a propria disposizione (autoefficacia) e la percezione della situazione da affrontare. Tale squilibrio corrisponde sul piano soggettivo a un senso di tensione e di ansia; la situazione viene vissuta come minacciosa. Da questo punto di vista, senso di inefficacia (mancanza di controllo personale) per le azioni di fronteggiamento richieste da una situazione e minacciosità della situazione sono due facce della stessa medaglia. Ci sentiamo minacciati dalle situazioni che non possiamo controllare mentre ci avviciniamo più tranquillamente a quelle che consideriamo alla nostra portata. Tuttavia non mi è chiaro perché debba sembrare un minaccia una situazione incontrollabile ma poco rilevante, per esempio, per il proprio senso di sicurezza e autostima. Per esempio, non posso controllare il modo in cui si veste il mio vicino di casa, ma la cosa mi lascia del tutto indifferente. 


Altri autori hanno richiamato più analiticamente l’attenzione su altre qualità: la difficoltà del compito da affrontare o mancanza di preparazione (che evidentemente dipende dalle risorse personali – riconducibile alla controllabilità), la novità della situazione (la quale è soggettiva e mutevole – riconducibile alla controllabilità), la necessità di agire e decidere in fretta, la presenza di uno stato di pericolo oggettivo per sé e altrui, la possibilità di conseguenze psicologiche interne o esterne particolarmente importanti per l’individuo in questione (rifiuto; status; autostima…). 


www.gabrieleloiacono.it