Sul Lungofersina

Il monte Bondone dal Lungofersina


Una mattina di inizio primavera

mi sono fermato 

volgendomi al fiume; 

ho poggiato le mani e il mio peso 

sulla ringhiera di ferro.

Il metallo era freddo, come il vento sferzante.

Con meraviglia ho ceduto volentieri a quel rigore 

che penetrava lentamente le mie ossa 

dalle mani e dal viso.


Perdendo calore mi scioglievo:

che bel soffrire ritrovarsi fuori!


Ho voltato la testa verso il gigante Bondone.

Era vicino, una piatta sagoma nera 

sotto il cielo grigio chiaro, quasi perlato. 

Nubi bianche scorrevano basse 

impedendo alla vista le cime. 

Silenzio e distacco tutt’intorno.

Nessuna persona in giro. 

Le mie mani sulla dritta sbarra di ferro 

l'acqua di neve sciolta che striscia tra i sassi

sterpaglia rinsecchita nel greto

color bruno e ruggine.


Ho ripercorso con lo sguardo tutto questo

e sorridendo 

ho riconosciuto mia madre.




Porretta Terme, 31.03.2024


© Gabriele Lo Iacono, 2024

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