Può essere definita stressor qualunque cosa capace di alterare l’equilibrio omeostatico dell’organismo - per esempio, una lesione, una malattia, un forte caldo o un freddo intenso. Il concetto di omeostasi si riferisce all’idea che per l’organismo sia necessario un livello ideale di ossigeno, di acidità, di temperatura, e così via. Ciascuna di queste variabili viene mantenuta in equilibrio omeostatico, dovendo corrispondere al livello ideale per un determinato giorno, di una determinata stagione, per una determinata età dell’organismo, eccetera.
La risposta di stress, a sua volta, è il tentativo del corpo di ristabilire l’equilibrio omeostatico. Ciò avviene attraverso la secrezione di alcuni ormoni, l’inibizione di altri, l’attivazione di specifiche parti del sistema nervoso e altri cambiamenti.
Proviamo a compilare mentalmente una lista di stressor, cioè di circostanze o eventi stressanti. Alcuni esempi scontati ci verranno subito in mente: il traffico, le scadenze, i rapporti familiari, le preoccupazioni economiche. E se vi dicessi, domanda R.M. Sapolsky nel libro Why zebras don't get ulcers (Freeman and Company, New York, 1998): “State pensando da esseri umani speciecentrici. Provate a pensare per un attimo come una zebra”? Immediatamente potrebbero balzare in cima alla lista circostanze che non avevate considerato - una grave ferita, i predatori, la fame. Il fatto che ci sia stato bisogno di un suggerimento illustra un punto critico - la probabilità che vi ammaliate di ulcera è maggiore di quella di una zebra.
Immagine tratta da https://it.411answers.com/a/quali-animali-sono-i-predatori-della-zebra.html
Per animali come la zebre, la salute è minacciata da stressor fisici acuti. Immaginate di essere quella zebra; un leone è appena saltato fuori con un balzo e ha squarciato il vostro stomaco, voi siete riusciti ad allontanarvi e per la prossima ora dovrete cercare di scampare al leone, visto che lui continua a inseguirvi furtivamente. Oppure, cosa magari altrettanto stressante, immaginate di essere il leone mezzo morto di fame; se non riuscirete a correre a tutta velocità per la savana e a catturare qualcosa da mangiare, non sopravviverete. Per la sopravvivenza, questi eventi estremamente stressanti richiedono un adattamento fisiologico immediato. Le reazioni del vostro corpo sono straordinariamente adatte ad affrontare emergenze di questo tipo.
Un organismo può anche essere afflitto da stressor fisici cronici. Ammettiamo che siano arrivate le locuste e che abbiano divorato il vostro raccolto; ogni giorno, per i prossimi sei mesi, dovrete percorrere una dozzina di miglia a piedi in modo da procurarvi cibo a sufficienza. La siccità, la carestia, i parassiti e altri fastidi di questo genere sono esperienze poco familiari per noi, ma nella vita degli esseri umani non occidentalizzati, e in quella della maggior parte degli altri mammiferi, sono circostanze di importanza essenziale. Le risposte che l’organismo mette in atto di fronte allo stress sono abbastanza adeguate per affrontare calamità che si protraggono a lungo, come quelle che abbiamo indicato.
Gli stressor psicologici e sociali costituiscono una terza categoria di modi per procurarsi dei disturbi. Per quanto la qualità dei nostri rapporti con un familiare possa essere cattiva, e per quanto il fatto di perdere il posto in un parcheggio ci possa fare irritare, difficilmente reagiremmo ingaggiando una scazzottata. Analogamente, ci capita di rado di dover inseguire e abbattere di persona la nostra cena.
Sostanzialmente, noi esseri umani viviamo abbastanza bene e abbastanza a lungo, e siamo abbastanza brillanti, da generare ogni sorta di evento stressante essenzialmente con la nostra mente. Quanti ippopotami si chiedono preoccupati se la previdenza sociale sia destinata a vivere quanto loro o si angosciano per quello che potranno dire a un primo appuntamento amoroso? Considerato nella prospettiva dell’evoluzione del regno animale, lo stress psicologico appare come un’invenzione recente. Noi umani possiamo sperimentare emozioni fortissime (con il tumulto fisiologico che le accompagna) semplicemente pensando. Due persone potrebbero sedersi una di fronte all’altra e non fare niente di fisicamente impegnativo eccetto che muovere di tanto in tanto dei pezzetti di legno; anche questo, tuttavia, può essere un evento emotivamente provante. Infatti i grandi maestri di scacchi, durante i loro tornei, possono sottoporre il proprio organismo a una richiesta metabolica pressoché pari a quella di atleti impegnati nella fase culminante di una competizione. (Forse lo sanno anche i giornalisti; si consideri questa descrizione del torneo Kasparov/Karpov del 1990: “Kasparov ha continuato a incalzare l’avversario minacciandolo di un attacco mortale. Verso la fine, Karpov ha dovuto contrastare le minacce violente dell’avversario, ripagandolo della stessa moneta e il gioco si è trasformato in una mischia”).
Anche il semplice fatto di scrivere su un pezzo di carta può essere molto emozionante: se, dopo mesi di trame e manovre, una persona firma l’ordine di licenziare un odiato rivale, le sue risposte fisiologiche potrebbero essere sorprendentemente simili a quelle di un babbuino nella savana che ha appena colpito e sfregiato il muso di un rivale. E se qualcuno, tormentato da un problema emotivo, trascorre interi mesi torcendosi le budella in preda all’ansia, alla collera e alla tensione, molto probabilmente la conseguenza sarà una malattia.
Ma quando pensiamo a noi e alla propensione umana all’angoscia, dobbiamo ampliare la nozione di stressor. Uno stressor non è semplicemente qualcosa che ha la capacità di alterare l’omeostasi, ma può essere anche l’anticipazione di un avvenimento di questo tipo. A volte siamo abbastanza intelligenti da prevedere ciò che accadrà e sulla base della semplice aspettativa possiamo innescare una risposta di stress di piena intensità.
Alcuni aspetti dello stress anticipatorio non sono una prerogativa umana: che siate un essere umano in una stazione della metropolitana deserta e ci sia intorno a voi un gruppo di ragazzi minacciosi, o una zebra di fonte a un leone, probabilmente il vostro cuore batte all’impazzata, anche se (ancora) non vi è successo niente. A differenza delle specie meno sofisticate dal punto di vista cognitivo, però, noi esseri umani possiamo attivare la risposta di stress anche pensando ai possibili stressor che potranno alterare il nostro equilibrio omeostatico in un futuro lontano. Si pensi, per esempio, all’agricoltore africano che vede uno sciame di locuste calare sulla sua coltura. Ammettiamo che egli abbia accantonato delle riserve di cibo e che quindi non sia sul punto di subire lo squilibrio omeostatico rappresentato da mesi di digiuno; ciò nonostante avrà luogo in lui una risposta di stress. Sebbene anche le zebre e i leoni siano capaci di attivare una risposta anticipatoria di stress, non sono in grado di farlo con molto anticipo.
Talvolta, inoltre, noi esseri umani ci lasciamo stressare da cose che per zebre o leoni semplicemente non hanno senso. Non tutti i mammiferi diventano ansiosi per un’ipoteca o a causa del fisco; non tutti hanno paura di parlare in pubblico o di non saper affrontare un colloquio di lavoro, né si angosciano per l’inevitabilità della morte. La nostra esperienza di esseri umani è piena di stressor psicologici e siamo lontani da un mondo minacciato esclusivamente pericoli fisici come la fame, le ferite, le emorragie o le temperature estreme. Quando attiviamo la risposta di stress per una paura che in seguito si dimostra fondata, ci rallegriamo con noi stessi perché disponiamo di un’abilità cognitiva che ci permette di mobilitare le nostre difese con un buon margine di anticipo. Quando invece viviamo uno sconvolgimento fisiologico senza alcuna ragione, o a causa di qualcosa su cui non possiamo intervenire, diamo alla nostra reazione il nome di ansia, nevrosi, paranoia od ostilità immotivata.
Perciò, la risposta di stress può essere mobilitata non solo in reazione a insulti fisici o psicologici, ma anche nella previsione di essi. La cosa più sorprendente della risposta di stress è questa generalità - disponiamo di un sistema fisiologico che non si attiva soltanto in risposta a calamità fisiche di ogni genere, ma anche semplicemente all’idea di esse.