Che cosa mi vuole dire un persona quando mi dice che si sente sola?
Non è solo il telefono che non squilla da giorni, settimane o mesi. Avere eventualmente tanti “amici” sui social, ma nessuno da invitare a fare quattro passi.
A volte è un sentimento che ha a che fare con la noia, con un senso di aridità. Sentirsi parcheggiati in un angolo, in attesa - da quanto ormai? a volte sembra da tutta la vita! - immaginando magari che altrove, ad altri, accadano dei fatti coinvolgenti, come quelli magari che io stesso ho vissuto in passato o che ho visto vivere ad altri. Qui c’è stasi, silenzio, pigrizia, mancanza di propositi chiari che mi animino. Là le cose scorrono, succedono. Qui sento che il tempo passa inutilmente, sento il peso della mia libertà sprecata e della mia sconcertante responsabilità verso me stesso. È un peso che preme sulla testa. È confusione. Possono esserci malesseri fisici come dolori, torpore, astenia, cattiva digestione…
Solitudine può essere pensare che non ci sia nessuno che si sente come mi sento io, nessuno a cui sia successo quello che sta succedendo a me.
L’autocensura porta a solitudine. Il non esprimersi. Avere dentro di sé qualcosa di inconfessabile. Non poter dire nemmeno alle persone più care e più vicine come ci si sente, quello che si prova e si pensa. Questo non poter dire può dipendere dal non avere le parole per dirlo o anche dalla certezza presunta di non poter essere capiti, la quale può provenire dal vedere gli altri diversi da sé o più in particolare dall’aver provato a dire e avere visto facce perplesse, facce distaccate o distratte, facce annoiate, espressioni di disapprovazione, di disgusto, di derisione, avere sentito in risposta lezioni moraleggianti, ammonizioni, minacce, giudizi più o meno celati.
Solitudine è avere voglia di incontrare qualcuno, magari una persona in particolare, aspettarsi più o meno consapevolmente che quell’incontro allenti una tensione dentro di me, colmi un vuoto dentro di me, mi induca a pensieri nuovi, accenda una luce dentro di me, in una parola mi dia nutrimento, e invece tornare a casa e sentirsi come prima.
Solitudine è vedere che i malintesi e l’incomunicabilità permangono, non sono dissipabili, chissà se per sempre o per quanto ancora. Io dico bianco e tu capisci nero. Parlo con intenzioni neutre o persino per farti del bene e tu mi ringhi contro.
Solitudine è quando tu dici frasi sconnesse. Quando tu fai discorsi inutili, specialmente se fra noi c’è qualcosa che dovrebbe essere detto urgentemente. Quando tu parli di cose di cui a me non importa e a te non importa quello che preme a me.
Solitudine è vedere che nel mondo ci sono troppe cose che non vanno - egoismo, ipocrisia, falsità, ingiustizia, violenza, ignoranza, incapacità - e avere la sensazione che questo sconvolga solo me, o che io e te non ci possiamo fare nulla.
Non avere nessuno che mi aiuti a diventare come so che potrei essere se solo ne avessi l’occasione, se la sapessi creare questa occasione!, se avessi l’incoraggiamento giusto… Sentire in sé potenzialità inespresse e inesprimibili.
Solitudine, immagino, sarà da vecchi, ancora più vecchi di ora, avendo perso gli amici e i cari, uno ad uno, inesorabilmente…
La Grande Solitudine è vedere che anche oggi Tu non ci sei. E sapere che non tornerai mai.
Solitudine a volte è confrontarsi con il proprio corpo e i suoi acciacchi, con i suoi limiti - magari in un confronto perso.
Guardarsi allo specchio e sentire un’irrimediabile discrepanza - tra come ci si vede e come ci si sente, tra come ci si vede e come si presume di essere visti dagli altri, tra come ci si vede e come ci si vorrebbe vedere. Guardarsi allo specchio e vedersi soli.
Solitudine può essere un sentimento che accompagna il conflitto, la frattura interiore di che è in lotta con sé stesso e continua a ripetersi “così non va!” e si biasima e si dice che ogni sforzo è vano perché non riuscirà mai a cambiare. “Perché per me è tutto così difficile? Gli altri sembrano sicuri e felici!”. Si illude credendo che per gli altri sia diverso!