Vivere bene l'introversione


Cosa provano le persone introverse, quali sono le loro difficoltà, cosa possono fare per vivere meglio? Sia la persone introverse sia i loro amici e familiari dovrebbero conoscere questo tratto umano per saperne valorizzare i risvolti positivi e per imparare ad accettare e a gestire i lati che possono essere un ostacolo per la realizzazione personale e la serenità della convivenza comune.
 


Che cos'è l'introversione 


Essere introversi significa essere rivolti all'interno, cioè occuparsi principalmente del proprio mondo interiore: sentimenti, desideri, fantasie, riflessioni. L'estroverso viceversa è rivolto all'esterno: ama essere sempre impegnato nell'interazione con gli altri e con il mondo.


L’introversione è un tratto normale della personalità che compare chiaramente già nella prima infanzia. Come il suo opposto, l'estroversione, è una costellazione di varie caratteristiche che nelle diverse persone possono presentarsi in numero maggiore o minore. Così le persone del tutto introverse (o estroverse) sono delle rarissime eccezioni, mentre la maggior parte della gente ha un po' di caratteristiche da introverso e un po' da estroverso. 


La persona introversa è quella che preferisce coltivare poche amicizie selezionate piuttosto che molte e superficiali; ama starsene per conto proprio e sa come divertirsi anche quando è da sola; è riservata, schiva e tende ad essere "fredda" tranne che con gli amici più intimi. Si comporta naturalmente in maniera corretta e rispettosa degli altri subendo spesso la loro grossolaneria e mancanza di tatto.



La bellezza dell'introversione 


Ma cosa si nasconde dentro una persona apparentemente fredda, poco socievole, che non ama esibirsi e apparire e che sparisce ogni volta che si tratta di fare una festa o di andare a ballare? La riservatezza introversa viene di solito interpretata male, come una tendenza a non dare confidenza e ad es­sere scostanti. Paradossalmente gli introversi non sono persone indifferenti, anzi danno un'importanza grandissima agli altri e ai rapporti con loro. 


Sin da bambine le persone introverse hanno una spiccata sensibilità sociale: come sono straordinariamente ricettive verso gli insegnamenti dei loro educatori, colgono subito i vissuti e gli stati d'animo degli altri. Anche da adulte continuano a registrare in modo speciale quello che gli altri sentono, pensano e si aspettano, le sfumature delle situazioni. Catturano subito le aspettative e le particolarità di ognuno e tendono ad accondiscendere avendo paura di deludere, dispiacere, ferire. 


Grazie a queste qualità le persone introverse sono in genere corrette, precise, scrupolose e fidate. Gente capace di ricoprire incarichi delicati e di responsabilità, che farà sicuramente il suo lavoro nel modo più corretto possibile, senza ritardi né sprechi. Come amici e partner, sono persone fidate, leali, costanti, sincere, serie. I loro rapporti con gli altri più che alla quantità mirano alla qualità e hanno la tendenza a stabilire con le persone e le cose legami affetti­vi intensi, profondi e duraturi.


Avendo una dotazione originaria superiore alla media nella sfera del sentire, del capire e dell'immaginare, quasi tutti hanno una qualche propensione alla creatività tanto che fra di loro c'è un numero straordinario di religiosi, filosofi, poeti, scrittori, letterati, musicisti, pittori, matematici, fisici, psicologi, ecc. Di solito hanno una capacità particolare di apprezzare profondamente l'arte, la scienza e ogni prodotto dell'intelletto umano. Si pongono e penetrano a fondo le grandi domande della vita.


Aspirano a un mondo ideale di persone intelligenti, riflessive, pacate, solidali e inoffensive e mosse da valori elevati - quali la pari dignità, la giustizia, il rispetto reciproco. Questo sogno persiste anche quando la vita li porta a chiudersi , isolarsi, inasprirsi e al limite odiare tutto e tutti (sé stessi compresi).



Le origini genetiche 


Introversi si nasce e l'introversione è già chiaramente riconoscibile nei bambini . È molto probabile che all'origine dell'introversione ci siano alcuni geni: di essi non si sa nulla, tranne che essi sono presumibilmente molteplici. 


L'effetto dei geni dell'introversione sarebbe quello di favorire la formazione di un cervello particolarmente attivo di per sé, cioè anche in assenza di suoni e immagini nell'ambiente. Chi ha un cervello così attivo ha una “vita mentale” molto intensa e ricca, sin dai primi giorni di vita: a prescindere da quello che succede intorno, il bambino introverso ha tante emozioni, forse associate a immagini che per così dire sono frutto della sua fantasia. 


A causa di questi geni e di questo cervello, ci sarebbe nelle persone introverse una prevalenza del mondo interno anche quando sono circondate da altre persone. Gli altri, con tutto quello che dicono e che fanno, porterebbero all'eccesso l'attività del cervello, rendendola sgradevole. Per questo la persona introversa tende ad essere appagata maggiormente, rispetto a quella estroversa (caratterizzata da un cervello meno “attivo”), da attività in solitudine o con poche persone.


Quante sono le persone con questi geni? Non esistono ancora dati precisi. Tuttavia secondo Luigi Anepeta, autore di Sei introverso? Manuale per capire ed accettare valori e limiti dell'introversione (propria o altrui), nelle scuole dell'infanzia ed elementari i bambini introversi che possono facilmente essere identificati per il loro atteggiamento globale sono circa uno sui 15 o 20. Le persone chiaramente introverse sarebbero quindi circa il 5-6%.



Le difficoltà delle persone introverse 


Anche se nessuno degli elementi del quadro dell'introversione è di per sé negativo, essi definiscono, nel loro complesso, una forma di "diversità" che sicura­mente non favorisce l'adattamento al mondo così com’è oggi. 


La realtà è che ben pochi introversi hanno una vita senza problemi più o meno importanti, ben pochi mantengono inalterato dentro di sé il senso del proprio valore. Quando è pienamente realizzata, la persona introversa diventa pacata, riflessiva, pro­fonda e "carismatica"; più spesso purtroppo si trova alle prese con problemi psicologi che la fanno soffrire. 


Innanzitutto gli introversi tendono a soffrire di più degli altri perché sentono di più, pensano di più, colgono con maggiore lucidità - anche grazie alla loro capacità di immedesimarsi negli altri - le infinite contraddizioni del mondo. 


Poi ci sono i contatti sociali che avvengono con modi e ritmi per loro poco naturali. Una persona introversa è una persona che ama coltivare il proprio mondo interiore e una vita fatta di pochi contatti sociali selezionati. In questo ordine è capace di vivere una vita intensa e ricca, piena di piaceri e soddisfazioni… se non ci fossero intorno tante persone che cercano di costringerla  fare cose diverse da quelle gli piacciono, a forzarla a partecipare a incontri, a essere socievole. 


Naturalmente se una persona introversa si trova in una situazione che non le è congeniale si annoia, preferirebbe essere altrove;  se si sente costretta a partecipare a incontri con altre persone secondo tempi, ritmi, modalità che non le sono congeniali può trovarsi in imbarazzo o provare irrequietezza, ansia, collera. E poi, quando torna ad appartarsi, ripensa all'accaduto. Si chiede perché sia così difficile stare bene con gli altri e si sente sola e diversa; riflette sulle proprie eventuali colpe e mancanze e si riempie di dubbi e rimpianti


Il problema principale che gli introversi devono risolvere per arri­vare ad un minimo di serenità è quello dell'immagine interna di sé. Per un verso, l'introverso assume come metro di misura di sé quello estroverso, che lo porta a cogliere e a drammatizzare i suoi limiti costituzionali. A forza di sentirsi disapprovare per il loro modo particolare di stare con gli altri si affaccia in loro l'idea di essere diversi e "sbagliati", goffi, noiosi e imbranati. Per un altro, egli spesso, per rimediare alla sua presunta inadeguatezza, diventa perfezionista e così da su di sé dei giudizi ancora più critici. 



Vivere l'introversione in armonia 


Ogni introverso dovrebbe agire per migliorare la propria condizione e per vivere la propria vita in modo autentico, rispettando e proteggendo le proprie inclinazioni naturali. 


Per farlo dovrà innanzitutto prendere atto della propria personalità, di essere una persona introversa, diversa dalla maggior parte degli altri - meno spigliata, spontanea, "furba", competitiva, egoista. 


Dovrà accettare la diversità come un valore e non un'anomalia. Prendere coscienza della propria sen­sibilità, intelligenza, riflessività, moralità e, talora, cultura. Aspettare che si realizzino situazioni sociali più intime, dove non avrà difficoltà a esprimere il suo ricco mondo inte­riore e ad essere riconosciuta come un'anima bella.


Evitare di confrontarsi ossessivamente con gli altri e di voler essere simile a loro;  accettare invece il fatto di avere bisogno tempi più lunghi per diventare una persona sicura e contenta di sé e delle proprie relazioni con gli altri. 


Capire che la propria introversione non è mai un'eccezione assoluta: la possibilità d'incontrare persone affini esiste. Conviene allora rita­gliare e costruire con qualcun altro un mondo di interessi e di affetti condivisi. Questi rapporti avranno uno spessore, un'intensità e, a volte, una qualità af­fettiva fuori del comune.


Apprezzare il fatto che se la propria sensibilità può essere spesso fonte di sofferenza, essa implica anche la possibilità di appassionarsi al­la vita e di sperimentare interessi e affetti più profondi e intensi ri­spetto alla media. 


Accettare e apprezzare la propria solitudine. Non viverla solo come una condizione di esclusione subita ma anche per quello che in buona parte è: un bisogno di rac­coglimento, ascolto dei propri pensieri e sentimenti più intimi, riflessione. L'introverso ha un bisogno primario di stare con sé, rico­nosciuto e soddisfatto il quale egli può aprirsi alla socialità. Esaurire la propria vita in una fuga dalla solitudine è un errore che, a lungo andare, può risultare estenuante. 


Smettere di sognare un mondo di persone tutte dotate della stessa sensibilità e moralità. Non pensare che i valori che governano il suo comportamento, e che lo inducono "natu­ralmente" a comportarsi bene e a rispettare gli altri, abbiano il signifi­cato di leggi assolute valide per tutti. Con­siderare che gli altri, i non introversi, fanno quello che fanno semplicemente perché "tutti fanno così" e perché hanno "sempre fatto così", senza una grande consapevolezza degli effetti sugli altri e senza un'intenzione determinata di nuocere.


Chi ha un amico o un parente introverso dovrebbe lasciare che partecipi alla vita con gli altri con i suoi tempi e suoi modi, tenendosi magari in disparte o tornandosene nel suo guscio prima degli altri. 



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