La gratificazione provata nell’esecuzione di certe attività - per esempio, andare in palestra o vedere reel su un social - sembra essere associata all’attivazione dei cosiddetti circuiti della ricompensa, vie nervose cerebrali che funzionano in parte - ma non solo - grazie al neurotrasmettitore dopamina.
Si è diffusa la moda di parlare “dipendenza da dopamina” anziché dipendenza dall’allenamento in palestra o dall’uso di social o di videogiochi o dal gioco d’azzardo o dai porno ecc. Però, ammesso che una persona abbia effettivamente una dipendenza comportamentale dalla palestra o dai social o di altro tipo, parlare di dipendenza da dopamina non ha senso.
Non ha senso perché la dopamina è una sostanza naturale prodotta dal nostro cervello e coinvolta in qualunque attività umana, anzi, nella stessa sopravvivenza, dal momento che il cervello funziona SEMPRE come un tutto. Non esistono circostanze in cui si attiva SOLO una parte del nostro cervello.
Una prova del fatto che la dopamina non c’entra? Supponiamo che tu ritenga di essere dipendente da dopamina perché non puoi fare a meno di allenarti in palestra tutti i giorni nonostante ciò ti stia provocando dei danni e che se non lo fai hai sintomi di astinenza. Insomma, supponiamo che tu abbia effettivamente tutti i sintomi di una dipendenza comportamentale). Se ciò da cui sei dipendente è la dopamina, sarebbe sufficiente per te procurarti dopamina con un’altra attività associata all’attivazione di un circuito dopaminergico per non sentirne più la mancanza - supponiamo che sia guardare un porno o dei reel su Instagram. Quando guardi un porno o dei reel ti passa la voglia di andare ad allentarti in palestra? No? Allora sei dipendente dall’allenamento in palestra, non dalla dopamina.
Parlare di sé come se si fosse un cervello anziché una persona è riduttivo e non ti aiuta affatto a comprenderti. Per approfondire legge anche Perché non sei il tuo cervello.
(c) Gabriele Lo Iacono, 2025